Paolo Crepet – psichiatra, scrittore e sociologo di fama mondiale – ospite a Parma dell’associazione Montessori, guidata da Silvia Garulli e Cecilia Comani, per una conferenza dedicata al tema dell’educazione e della socializzazione dei giovani e che vede il bullismo al centro del dibattito. Una serata che il professore – intervistato dalla giornalista della Gazzetta di Parma Katia Salvini – rende speciale, aprendo veri e propri squarci nelle menti e negli animi dei presenti e invitando tutti a puntare il dito contro noi stessi: i soli responsabili della solitudine che i nostri ragazzi si trovano a vivere oggi. “Non crediamo in loro, sappiamo solo viziarli e così li indeboliamo – dice Crepet – mentre dovremmo invitarli a essere come Ulisse: cacciatori di orizzonti”. Ad Alberto Maieli e Sandro Capatti il professore concede qualche domanda in esclusiva.
Bullismo. Fragilità. Educazione e socializzazione dei giovani.
Questo in origine il tema della serata al Teatro al Parco di Parma.
Ma finisce in maniera completamente inaspettata.
Perché Paolo Crepet spiazza tutti: pubblico, stampa, organizzatori.
Il coraggio, l'amore, i necessari cambiamenti. Il prof. Crepet interviene sui più importanti temi della vita Condividi il TweetFacendoci scoprire che i bulli siamo noi, che non crediamo nei nostri ragazzi.
Noi, incapaci d’incoraggiarli perché siamo ormai più fragili di loro.
Noi, che abbiamo smarrito la capacità di socializzare e messo da parte ogni educazione.
Così la platea parmigiana, a nudo e priva di argomentazioni, piomba nel silenzio a capo chino.
LA COMUNICAZIONE DA RELAZIONE A CONFUSIONE
Lucido nella sua disamina, Crepet tiene benissimo il palco ammaliando il pubblico.
In un teatro gremito in ogni ordine di posti scrosciano applausi per l’esposizione del professore.
Che è bravo a divertire e far riflettere, in una sorta di castigat ridendo mores del terzo millennio.
Nel suo ultimo libro, Il coraggio (edito da Mondadori), Crepet non usa mezzi termini.
La forza d’animo è ormai merce rara: non ci si espone più di persona, preferendo Whatsapp.
Abbiamo trasformato la comunicazione da relazione ad una sorta di parole messe sulla rete senza nessuna ricaduta. Questo cambia molto anche le nostre vite perché se il passaggio della comunicazione è sempre più istantaneo e superficiale anche le cose che diciamo diventano sempre meno importanti, meno pensate, meno riflettute. Ma il pensiero non può essere riconducibile ad una battuta da stadio (Paolo Crepet).
Mancando la forza d’animo, viene meno anche la capacità di resistere alle avversità della vita.
Ma progettare, pianificare, credere nei sogni è d’obbligo se si vuole andare avanti.
E ritrovare dentro di noi la forza d’animo ci consente di ripartire e di essere felici.
A qualunque età. Anche quelle più critiche, come possono essere i 40 anni oppure i 50 anni.
PAOLO CREPET: “IL CORAGGIO E’ IL DOVERE DI PROVARCI”
Mio nonno mi diceva: “Non buttare sempre il cappello sull’attaccapanni, ogni tanto buttalo oltre”. Io non capivo, ero bambino, non sapevo cosa volesse dire… io adesso lo so cosa vuol dire, perché ne ho fatto la mia filosofia: io cerco di buttarlo oltre, sempre, è mio dovere. Non solo un mio piacere, ma il mio dovere: quello di provarci, quello di alzare l’asticella, di non fare un libro uguale all’altro, di non fare una conferenza uguale all’altra (Paolo Crepet).
Crepet definisce il coraggio come “la forza interiore che ci serve per non restare fermi”.
Ma si spinge oltre, sottolineando che è necessario “vedere gli ostacoli come un’occasione”.
“Perché l’errore – dice il professore – è pensare sia meglio non cambiare”.
Qui vi è una importantissima chiave del Crepet-pensiero: l’importanza di evolversi.
La capacità di maturare che deve consentirci di fare qualcosa di meglio del nostro passato.
E soprattutto – cosa non secondaria – qualcosa di completamente diverso dal nostro passato.
In sostanza, finché siamo vivi dovremmo pensare di poter progredire interiormente.
I tentativi e gli errori non sono dunque dei parametri puramente giovanili.
Ma sono il pane quotidiano necessario ad ogni età per fare qualcosa di sensato.
Qualcosa di nuovo, di diverso, di meglio rispetto a quanto fatto sino a quel momento.
Qualcosa che ci consenta di non affogare in un’esistenza mediocre dove si muore dentro.
NON CAMBIARE E’ COME VIVERE LA VITA IN CANTINA
Paolo Crepet non usa mezzi termini nemmeno quando parla dei cambiamenti.
Si scaglia contro chi commette l’errore di pensare sia meglio non cambiare.
Ma ancor più contro chi, pur di non farlo, accetta dei compromessi e si arrende.
Quando, invece, non bisognerebbe mai abbassare il livello delle nostre aspettative.
I cambiamenti sono necessari perché sono spinte. Includono dei sacrifici, dei rischi… il “copia & incolla” è a basso rischio, ma è anche a bassissimo tasso di erotismo” (Paolo Crepet).
Occorre dunque un grande sforzo per evitare di rinunciare ai nostri obiettivi.
E’ d’obbligo pensare sempre in positivo e – cosa importante – tagliare i ponti col passato.
Inteso soprattutto come fare cose sempre diverse: qui sta il rinnovamento della persona.
“Bloccarsi per paura dei cambiamenti – dice il professore – è trascorrere la vita in cantina”.
FRANCO BASAGLIA: CHI ERA E CHI SAREBBE OGGI
Un rivoluzionario al pari di Martin Luther King o Gandhi: questo era Franco Basaglia.
Per Paolo Crepet è stato un vero mentore ed egli lo ricorda con immutata stima.
Franco Basaglia era un uomo che si è battuto per le persone che avevano meno diritti di tutti, reclusi nei manicomi senza grandi motivi. Ha apportato una rivoluzione: ogni uomo e ogni donna hanno gli stessi diritti. Ha cambiato la nostra percezione del mondo (Paolo Crepet).
Ma il professore non si ferma al ricordo, ci sorprende provando a immaginarlo oggi.
Chi potrebbe essere Franco Basaglia in questa società? Crepet non sembra aver dubbi.
Adesso forse Franco Basaglia sarebbe uno dei paladini della lotta contro la discriminazione di chi cerca la propria libertà e la propria felicità fuggendo da massacri e da torture (Paolo Crepet).
Non risparmia stoccate a quegli individui che, biecamente, non rilevano simili bisogni.
Parla di “cinismo”, definendole “persone sgradevoli”: qui traspare tutta l’umanità di Crepet.
Ci lascia ancora una volta senza parole, perché – come sempre – dice la verità.
E non si può condannare chi dice la verità. Al massimo, si può condannare la verità stessa.
Ma per quanto spiacevole e difficile da accettare, resta pur sempre la verità.
PAOLO CREPET: “L’AMORE CI ALLONTANA DALLA MEDIOCRITA'”
La passione deve essere sempre il motore primario dell’individuo.
Crepet lo sottolinea fermamente, invitando giovani e adulti con un perentorio monito.
Siate come Ulisse: cacciatori di orizzonti. E invitate anche i vostri figli ad esserlo. Io voglio lasciare Ispirazione. Non mi interessano le riunioni dal notaio dopo la mia morte. Spero che non trovino niente (Paolo Crepet).
E’ un pugno nello stomaco per l’intera platea del Teatro al Parco.
In un’epoca e in un mondo dove l’appiattimento socio-culturale ci lobotomizza tutti.
E dove l’assenza di passione ci allontana dalla vita, dall’amore, dai noi stessi.
Proprio Passione (Mondadori) è il titolo dell’ultima fatica letteraria del professore.
Che egli chiede di invocare, provocare, inseguire e che racconta in maniera sorprendente.
Anche la sua agente letteraria – come lui stesso ci svela – percepisce un cambiamento.
Ad ogni nuovo libro che porta a termine, lo stile di Crepet si evolve: non è mai lo stesso.
Qualcosa di controcorrente nell’epoca delle tecnologie digitali rallentatori cognitivi ed emotivi.
Ma Crepet non ci sta e ci chiede di lanciare al mondo e a noi stessi una quotidiana sfida.
La sfida dell’amore, spinta propulsiva che ci allontana dalla mediocrità.
Permettendoci di cogliere cose più delicate, più cagionevoli.
Per tutte queste ragioni Paolo Crepet ci ricorda che l’amore va difeso, preservato, curato.
Per continuare a migliorarsi come individui, scrivere il futuro, sognare di realizzare.
Paolo Crepet (Torino, 17 settembre 1951) è uno psichiatra, scrittore e sociologo di fama internazionale. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Padova nel 1976, in Sociologia presso l’Università di Urbino nel 1980, nel 1985 ottiene la specializzazione in Psichiatria presso la clinica psichiatrica dell’Università di Padova. È il figlio di Massimo Crepet, in passato pro-rettore dell’Università di Padova e Professore di Clinica delle Malattie del Lavoro sempre nello stesso Ateneo. Come scrittore vince il ‘Premio letterario la Tore isola d’Elba’ nel 2015.