In prima linea la delegazione parmigiana presente con quasi un migliaio di soci guidati dal Direttore Alessandro Corsini e dal neo-presidente Luca Cotti che interloquisce con il ministro Martina in merito al Parmigiano Reggiano e si complimenta con il collega allevatore Gianluca Bonati per la sua esperienza di commercializzazione all’estero
Bologna, 28 Aprile 2016 – Sono oltre 7mila gli agricoltori italiani che, con trattori dentro e fuori il Paladozza di Bologna, si sono riuniti per “Le Rægioni del Cuore“, tappa emiliana del tour a difesa del Made in Italy organizzato da Coldiretti in tutta Italia a difesa del Made in Italy. All’evento sono intervenuti oltre ottocentocinquanta soci di Coldiretti Parma guidati dal Presidente Luca Cotti e dal Direttore Alessandro Corsini, insieme a rappresentanti di Istituzioni, Comuni e Enti economici locali: non poteva essere diversamente per uno dei territori-baluardo dell’eccellenza agroalimentare italiana e appartenente ad una regione (l’Emilia-Romagna) che detiene il primato italiano ed europeo della qualità per il maggior numero di prodotti a denominazione di origine riconosciute dall’Unione Europea.
#Coldiretti e le Rægioni del Cuore, a Bologna sono migliaia in difesa del Made in Italy, 850 da Parma: Condividi il Tweet
Alla presenza di rappresentanti del Governo nazionale, con il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti; del Governo regionale, con il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il sindaco di Bologna Virginio Merola; e dell’eurodeputato Paolo De Castro, la mobilitazione è stata l’occasione per presentare il Dossier Coldiretti, che ha collaborato alla “task force” dei Carabinieri dei Nas all’estero per verificare cosa viene venduto come “italiano”, grazie ad un progetto dell’Europol.
Allarmante quanto emerge dal report: nella giungla del falso Made in Italy a tavola in vendita nelle principali capitali europee sono ben 8 miliardi i falsi prodotti agroalimentari che si rifanno all’enogastronomia regionale; l’Emilia Romagna ha il primato delle imitazioni a tavola del made in Italy, che nel mondo valgono 60 miliardi. Troppo alta dunque la probabilità di trovare sullo scaffale, con nomi, immagini e colori che richiamano l’Italia, la pasta di grano tenero, i formaggi ottenuti dalla polvere o il vino zuccherato vietati nel nostro Paese, che è quello con le regole produttive più stringenti di tutta l’Unione Europea.
« L’Unione Europea, anziché difendere le distintività territoriali, spinge verso un appiattimento verso il basso delle normative sotto il pressing delle multinazionali, per dare spazio a quei Paesi che non possono contare su una vera agricoltura e puntano su trucchi, espedienti e artifici della trasformazione industriale per poter essere presenti sul mercato del cibo »
Quanto affermato dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare « una concorrenza sleale che danneggia gli agricoltori italiani e i consumatori i quali trovano sul mercato prodotti di imitazione che non hanno certo le stesse caratteristiche degli originali » non è che l’imbarazzante fotografia dell’attuale scenario continentale. Infatti, se è vero che l’Italia ha da tempo adottato norme a tutela della qualità dei prodotti agroalimentari nazionali, è altrettanto vero che queste norme non valgono per altri Paesi dell’Unione Europea, dove si tenta peraltro di sfruttare l’immagine positiva conquistata dal Made in Italy con l’inganno.
All’evento è intervenuto il presidente di Coldiretti Parma Luca Cotti che, interloquendo con il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina sulle tematiche relative al parmigiano reggiano, ha evidenziato come “il problema riguarda anche il boom in Europa della produzione dei cosiddetti similgrana di bassa qualità, spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine, che è prevalentemente di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia. Una concorrenza sleale nei confronti dei nostri formaggi autentici, in primis il Parmigiano Reggiano che deve essere ottenuto nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione”.
« Commercializzare direttamente all’estero il nostro pregiato parmigiano reggiano si può. Ne è una testimonianza concreta l’azienda di Gianluca Bonati di Basilicanova, a Parma, che esporta direttamente in quasi 30 paesi nel mondo »
Una tendenza – prosegue Coldiretti – che è degenerata in alcuni Paesi dove sono stati messi addirittura sul mercato kit per la produzione casalinga dei formaggi italiani più tipici. Si tratta di confezioni per la produzione di Parmigiano o Romano venduti da una ditta inglese a circa 120 euro, mentre quelle per la Mozzarella Cheese costano circa 30 euro. Nei kit in vendita per i due prestigiosi formaggi a pasta dura è contenuta però anche una piccola pressa da formaggi. Si possono lavorare, con gli ingredienti a disposizione, circa 8 litri di latte per volta e, complessivamente, 40 litri di latte. “La mozzarella – si legge nelle istruzioni – non è il formaggio più facile da fare e richiede un po’ di pratica per perfezionare l’operazione di estensione della cagliata. Se i vostri primi due tentativi sono deludenti – si puntualizza – non fatevi scoraggiare. Sarete ricompensati”.
Ho voluto raccontare quanto avvenuto a Bologna per due ragioni. La prima è di natura pratica poiché, ormai da qualche anno, sono diventato un po’ più salutista e presto maggiore attenzione a ciò che finisce sulla mia tavola. A tal proposito trovo che l’azione di Coldiretti abbia fondamento sacrosanto: difendere e tutelare le nostre eccellenze enogastronomiche, ottenute nel massimo rispetto delle più severe norme vigenti e con notevole attenzione e sacrificio da parte dei nostri coltivatori e imprenditori ci consente di fregiarci di una cultura del “mangiar bene” che fa dell’Italia un vero fiore all’occhiello in tutto il mondo. E consentire ad altri paesi di inserirsi nei mercati di alcuni prodotti senza che rispettino gli stessi parametri imposti in Italia non solo non è corretto, ma potrebbe risultare nocivo per la salute del consumatore. La seconda ragione è di natura tecnica: sono rimasto positivamente colpito dall’organizzazione e gestione dell’evento, al quale so che hanno lavorato tanti colleghi con impegno e abnegazione, nonostante il poco tempo disponibile. E trovo doveroso che il loro lavoro non debba passare sotto silenzio: sinceri e meritati complimenti.