Spezzare il circolo vizioso dell’angoscia e arginare la spirale della paura, frutto dell’abitudine a fissare l’attenzione sulle “cattive notizie”: forte monito di Papa Francesco lanciato in occasione della 51esima Giornata delle Comunicazioni Sociali e… sì, ce l’aveva proprio con noi!
Papa Francesco oggi mi ha regalato una vera gioia, con un messaggio dalla natura fortemente etica riguardante l’ambito in cui lavoro e opero: la sfera della Comunicazione.
Puntate su una #comunicazione aperta e creativa, il monito di #PapaFrancesco a giornalisti e comunicatori: Condividi il Tweet
In occasione della commemorazione di San Francesco di Sales, protettore dei giornalisti, e della 51esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Pontefice ha rilasciato un messaggio a giornalisti e operatori dei media dal significativo titolo “«Non temere, perché io sono con te» (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo.
Altre volte ho ribadito, da questo spazio, quanto mi stia a cuore il tema dell’etica nella comunicazione. Più della comunicazione stessa: facile intuire dunque le ragioni per cui ho accolto positivamente il messaggio del Pontefice il quale, a mio avviso, è attualmente il più bravo e più forte comunicatore del nostro pianeta. Vediamo perché.
Citando la Lettera a Leonzio Igumeno di Cassiano il Romano, Bergoglio centra il focus del proprio messaggio sui mezzi di comunicazione, capaci di far presa sulla mente umana molto spesso nel modo sbagliato:
Già i nostri antichi padri nella fede parlavano della mente umana come di una macina da mulino che, mossa dall’acqua, non può essere fermata. Chi è incaricato del mulino, però, ha la possibilità di decidere se macinarvi grano o zizzania. La mente dell’uomo è sempre in azione e non può cessare di “macinare” ciò che riceve, ma sta a noi decidere quale materiale fornire.
In sostanza (e nemmeno troppo velatamente) Papa Francesco punta il dito contro di noi: giornalisti e operatori dei media, i “comunicatori” che operano per la diffusione delle notizie rei, a suo dire, di “concedere al male un ruolo da protagonista”. E lo specifica nettamente:
Vorrei che questo messaggio potesse raggiungere e incoraggiare tutti coloro che, sia nell’ambito professionale sia nelle relazioni personali, ogni giorno “macinano” tante informazioni per offrire un pane fragrante e buono a coloro che si alimentano dei frutti della loro comunicazione.
Onestamente, non mi sento di dargli torto. E’ innegabile, almeno in Italia, che la qualità di molti quotidiani, programmi radio-televisivi e siti web abbia subito una caduta verticale della trattazione della notizia, in nome dell’audience e dei profitti – oltre che del desiderio di tenere sempre elevato il malcontento generale delle popolazioni. Ma altrettanto innegabile è che vi siano ancora firme giornalistiche e comunicatori che non si sono piegati a queste logiche e ai quali Francesco si rivolge direttamente:
Vorrei dunque offrire un contributo alla ricerca di uno stile comunicativo aperto e creativo, che non sia mai disposto a concedere al male un ruolo da protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile nelle persone a cui si comunica la notizia. Vorrei invitare tutti a offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo narrazioni contrassegnate dalla logica della “buona notizia”.
Il Papa chiede dunque una comunicazione costruttiva, che ripudi i pregiudizi e impari a guardare e far guardare la realtà con maggiore fiducia: dal mio punto di vista, non credo si possa interpretare come un desiderio di ignorare ciò che è la realtà da cui siamo circondati; stiamo parlando di un uomo troppo intelligente, che taste giornalmente il polso dell’epoca socio-storico-culturale nella quale viviamo. Papa Francesco sa bene che “non si tratta di promuovere una disinformazione in cui sarebbe ignorato il dramma della sofferenza, né di scadere in un ottimismo ingenuo che non si lascia toccare dallo scandalo del male” e ci incoraggia a non perdere noi stessi, noi per primi, la speranza di un mondo migliore:
Vorrei, al contrario, che tutti cercassimo di oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra, gettandoci nell’apatia, ingenerando paure o l’impressione che al male non si possa porre limite. Del resto, in un sistema comunicativo dove vale la logica che una buona notizia non fa presa e dunque non è una notizia, e dove il dramma del dolore e il mistero del male vengono facilmente spettacolarizzati, si può essere tentati di anestetizzare la coscienza o di scivolare nella disperazione.
Accetto volentieri la lezione di “Coach” Francesco, perché credo che rimanere positivi aiuti tutti a vivere meglio e possa renderci persone migliori, nel lavoro come nella vita.