Nella corsa alle primarie PD a Parma Dario Costi & company commettono 3 errori di comunicazione che gli costano la possibile (ma mai certa) vittoria finale.
La notizia era ufficiale già subito dopo la chiusura dei seggi: a vincere le primarie PD 2017 a Parma – e dunque a guadagnarsi la possibilità di sfidare Federico Pizzarotti alle prossime amministrative – è l’ingegnere Paolo Scarpa. Il civico Paolo Scarpa. Sì, perché l’uomo che si è buttato nella mischia elettorale lo ha fatto senza neppure essersi iscritto al Partito Democratico. Esce sconfitto l’architetto Dario Costi, esce sconfitto il partito.
Primarie a #Parma, le ragioni della sconfitta del #PD e i 3 errori di #comunicazione che hanno danneggiato #Costi: Condividi il Tweet
Su 6292 votanti, Scarpa ottiene ben 3471 preferenze, pari al 55,2% dei voti, contro il favorito Costi che, invece, si è ferma al 33% (2078 voti).
Più staccato il terzo candidato, l’avvocato Gentian Alimadhi: per lui 743 voti, 11,8% delle preferenze.
Ritengo Alimadhi sapesse che – per poter dire la propria all’interno del partito – poteva contare solo sul secondo posto.
Vincere le primarie PD e andare a misurarsi con politici esperti sarebbe stato un suicidio per un neofita.
Un mix tra stupore e incredulità il sentiment che predomina sui social sin da subito, per quello che si vuole far passare come un risultato non previsto.
Una vittoria a mani basse che coglie di sorpresa quasi tutti, ma non me.
Perché durante la sua campagna Costi commette 3 errori di comunicazione che ne inficiano le possibilità di vittoria.
PRIMO ERRORE: LA RACCOLTA FIRME PER LE PRIMARIE PD
A mio avviso è l’errore a monte che pregiudica l’intera campagna.
Partita la raccolta firme, Costi sorprende tutti presentandone ben 1.605 per la sua candidatura: cifra notevole.
Ma ciò fa sì che nell’ambiente attorno al candidato si sprigioni una forte sicumera e una eccessiva tranquillità che finiranno con il renderlo vulnerabile.
Difatti non si tiene forse conto che 1.605 firme non è detto siano 1.605 voti.
Piazze piene, urne vuote. (Pietro Nenni)
C’è di più. Costi & soci prendono probabilmente sottogamba proprio Paolo Scarpa, il civico che ha raccolto poco più del numero di firme necessario alla candidatura: 592. Non tengono conto che Scarpa è il primo tra i candidati ad averle raccolte e presentate ed è perciò plausibile si sia volutamente fermato.
A sparigliare il mazzo è Nicola Dall’Olio dichiarando di convergere proprio su Scarpa.
Dall’Olio porta a Scarpa le sue 967 firme che farebbero salire la raccolta dell’ingegnere a 1.559.
Convertiti in elettori, saranno un bacino di voti ben nutrito e che Costi non avrebbe forse raggiunto nemmeno con Alimadhi.
Questo è il segnale che doveva far capire a Costi quanto Scarpa non fosse così sprovveduto come si credeva: lo staff di comunicatori che ha alle spalle sta infatti operando egregiamente.
SECONDO ERRORE: L’ASSENZA DI FAIR PLAY
Nonostante una campagna incentrata sulle persone.
Nonostante uno slogan che lo presentava come ricettivo (“Ascoltiamo Parma“).
Nonostante l’aplomb palesato pubblicamente, Costi manca in fairplay.
E lo fa nel momento in cui il senatore Giorgio Pagliari, mentore politico di Costi, si rende autore di un vero e proprio “intervento a gamba tesa” su Paolo Scarpa a pochi giorni dal voto, inquinando quel clima positivo che caratterizza le primarie PD sino a quel momento.
Invece che prendere le distanze dalle parole di Pagliari, Costi resta in silenzio. Sorvola. Mostra, nel suo appello al voto, la propria serenità di coscienza per essere riuscito a non attaccare nessuno dei suoi avversari.
Forse è così, ma le parole del suo sostenitore hanno ormai il loro effetto negativo. E peseranno come macigni sul verdetto finale.
TERZO ERRORE: LA TELECAMERA AI SEGGI ELETTORALI
E’ la goccia che fa traboccare il seggio. L’ultimo, clamoroso autogol che – a mio parere – ne decreta la sconfitta.
Stando a quanto riporta il blog del giornalista Luigi Boschi, nel pomeriggio del voto Costi si reca prima in uno dei circoli di Parma e poi al seggio di piazza Garibaldi.
E chi c’è con lui? Una telecamera e il senatore Pagliari. No comment.
Dario Costi per me resta un enigma. Poiché non saprò mai sin dove sarebbe potuto arrivare. Ritengo fosse una persona preparata, che avrebbe potuto dire la sua nel contesto politico cittadino.
Inoltre – fattore per niente secondario – dava l’impressione di godere di quella necessaria trasversalità che avrebbe potuto far confluire sulla sua candidatura più forze politiche diverse.
Costi paga probabilmente la propria inesperienza su alcune sue scelte di comunicazione. O forse qualche pessimo consiglio da chi lo circondava.