Romano Prodi, in occasione della presentazione del suo ultimo libro “Il piano inclinato” all’ex-tonnara Florio di Favignana, parla dei più delicati temi d’attualità: dalla necessità di un’Europa unita all’economia irrimediabilmente mutata. Ma anche la comunicazione, Trump e le fake-news. Oltre alla grave siccità che sta colpendo il nostro paese.
Se mi occupassi di informazione inizierei questa storia dalla cronaca.
Più precisamente dalla voce di un abitante di Favignana che attacca l’ex-premier.
Contestandogli come i giovani siano costretti ad abbandonare l’Italia.
Chiedendogli risposte che però non può avere.
Poiché Prodi non è più al governo da un decennio.
Se mi occupassi di informazione racconterei del Professore che si spazientisce.
Del pubblico che inveisce contro il dimostrante per farlo tacere.
Sino a mettergli le mani addosso prima dell’intervento delle Forze dell’Ordine.
Ma io mi occupo di comunicazione e quindi lascio a colleghi più qualificati il racconto dell’accaduto.
IL PIANO (IRRIMEDIABILMENTE?) INCLINATO
L’ultimo libro di Prodi, presentato all’ex-tonnara Florio di Favignana, è un bel lavoro.
Il Professore conferma il suo stile elegante e colto, ma mai stucchevole.
Il testo parte dall’analisi dello sviluppo dell’Europa degli ultimi venti anni.
Che fattori quali tecnologia e globalizzazione hanno fortemente mutato.
Rendendolo disomogeneo e interrompendo la crescita economica.
“L’Europa è frammentata – dice Prodi – ricorda l’Italia all’epoca del Rinascimento.
Un insieme di stati fiorenti che poi vissero la crisi causata dalla prima globalizzazione”.
Il riferimento è alla scoperta dell’America ad opera di Colombo.
Ma quali sono le caravelle del terzo millennio? L’ex-premier non ha dubbi:
“Apple, Google, e-Bay, Alibaba fatturano cifre da record.
E spesso saldano un decimo delle imposte che dovrebbero versare: così è facile…”.
Il piano è inclinato, dunque. Fortemente. Ma forse non irrimediabilmente.
Nell’ultimo capitolo del libro c’è spazio per una possibile risoluzione.
Una proposta per il lavoro e la redistribuzione del denaro.
Ad oggi, infatti, l’1% della popolazione detiene la metà delle ricchezze del pianeta.
“La crescita inclusiva è fattibile, ma occorrono coesione e unità all’interno dell’Europa.
Se penso alla Brexit, la vedo come un suicidio politico ed economico.
Perché oggi non vincono i solisti, ma chi sa cantare in coro”.
“Senza uguaglianza la stessa crescita rallenta e le crepe nella coesione sociale alimentano i populismi mettendo a rischio la stabilità democratica” (Romano Prodi)
“GRAZIE, MA… CHI C’E’ LA PROSSIMA VOLTA?”
L’instabilità politica è un problema ricorrente nel nostro paese.
Specie negli ultimi 25 anni, dopo lo scoppio di Tangentopoli.
Problema che si acuisce a causa della mancanza di una legge elettorale.
Prodi a questo proposito apre il cassetto dei ricordi e tira fuori un aneddoto divertente.
Ma che, al tempo stesso, lascia l’amaro in bocca e fa riflettere parecchio.
“Era il 1996, fui invitato a Bonn dall’allora Cancelliere tedesco Helmut Kohl.
Fu costruttivo per entrambi e al termine dell’incontro Kohl si avvicinò per salutarmi.
E mi disse ‘Grazie, è stato un bell’incontro, ma… chi viene la prossima volta?’
Ecco, da allora le cose non sembrano molto cambiate”.
Impossibile non provare nostalgia per l’epoca dove l’Italia svetta su tutti.
Negli anni ’90 il modello imprenditoriale italiano è invidiato da tutto il mondo.
Anche se, come asserì una volta lo stesso Prodi, la Lira aveva subito una svalutazione.
Secondo i calcoli, tra il 1964 e il 1999 era stata svalutata del 600%.
Con l’entrata in vigore dell’Euro la Germania – sempre secondo Prodi, si rafforza.
Sino a diventare la nazione più potente d’Europa.
A Favignana Romano_Prodi presenta il suo ultimo libro e parla dei grandi temi d'attualità: Condividi il TweetA mio avviso, però, non è l’Euro in sé la causa dell’incremento tedesco.
Credo piuttosto che il merito spetti all’operato di Gerhard Schröder.
Il successore di Kohl infatti si rende fautore di importanti riforme.
Che garantiscono alla Germania di entrare in Europa senza subire contraccolpi.
Occorre rilevare che in Italia simili riforme non vengono attuate.
Forse perché, come dice un grande giornalista, “Siamo malati di riformite”.
IL PENSIERO DI PRODI SULL’ERA DELLA POST-VERITA’
Fake-news, bufale, leoni da tastiera: ormai siamo in piena post-verità.
E la politica non è esente da questi malesseri.
Ma il compassato Prodi come si pone di fronte agli urlatori seriali?
“Prima o poi i nodi vengono al pettine.
Trump ha condotto una campagna elettorale sensazionalista.
Ma adesso i suoi continui errori sono sotto gli occhi di tutti.
E continuando di questo passo credo che gli verrà eretto un monumento”.
La platea sorride, capisce subito la battuta del Professore:
“Sì, tra vent’anni, a Strasburgo, ci sarà un suo monumento.
Per ricordare che il più grande nemico dell’Europa è stato il suo più grande fattore di coesione”.
Il pubblico a questo punto pone la fatidica domanda.
Ora che Berlusconi prepara il suo rientro in politica, che farà Prodi?
Anche in questo caso l’ex-premier risponde con una battuta:
“Domani (9 agosto, n.d.a.) compio 78 anni.
E credo che quando le candeline vengono a costare più della torta meglio lasciar stare.
No, non tornerò più in politica, ormai sono troppo avanti con l’età”.
IL PROBLEMA DELLA SICCITA’
L’incontro termina, Prodi si avvia verso l’aliscafo che lo porterà a Marettimo.
Da anni infatti il professore è solito trascorrere lì le sue vacanze.
Dichiarandosi perdutamente innamorato della Sicilia e della sua cultura.
Gli chiedo se posso fargli un’ultima domanda e lui, da gran signore, me la concede.
Prendendomi a braccetto mentre ci avviamo all’uscita della tonnara.
La domanda è relativa all’articolo che ha pubblicato per Il Messaggero qualche giorno fa.
Articolo intitolato “Riflessioni sul problema della siccità“.
Gli chiedo se ribadisce l’importanza delle due soluzioni proposte e lui non si fa pregare:
“Certo – mi dice – : l’adozione di più moderni sistemi irrigui ridurrebbe il consumo di acqua.
E la costruzione di micro-invasi per la captazione delle acque meteoriche è fondamentale.
Senza dimenticare la lotta al dissesto idrogeologico: il nostro è un paese fragile e va tutelato”.
Allora – concludo – come ritiene l’operato dell’ANBI in Emilia-Romagna?
“Concordo con chi afferma che siano esempi di enti virtuosi.
I problemi ci sono e sono tanti, come le questioni degli acquedotti.
Ma siamo sulla buona strada”.